600 anni di storia, dalla famiglia Corio ai Durini ed ai Beltrami.
1400 e dintorni.
Con il termine Ronchetto si definisce oggi una località a sud-ovest della città di Milano lungo il Naviglio Grande. L‘antico centro, un tempo, era limitato a poche costruzioni isolate nella campagna, che ruotavano attorno ad un nucleo principale noto come cascina Ronchetto.
Questo complesso oggi è costituito da due parti distinte: da un lato, con ingresso al n. 13 di via G. Merula, si trova una cascina di origine ottocentesca che racchiude una grande corte rettangolare e dall’altro, con ingresso al n. 15 di via G. Merula, sorge la quattocentesca Villa Corio-Durini-Beltrami.
La lettura della pianta e degli elementi architettonici rinvenuti durante i lavori fanno risalire a questo periodo la costituzione di due assi diametralmente opposti e in linea con l’antico viale di collegamento al naviglio di reminiscenza romana; l’attuale Via Merula.
Proprio dalle reminiscenze di storia ed arte, nel sobborgo e nella città di Milano, si fa riferimenti ad uno stemma sopra il portale di ingresso del fabbricato principale; questo stemma aiuta a fornire una prima datazione certa al complesso di ronchetto. Raffigura, l’emblema della famiglia Corio cioè un leone uscente dalla partizione e una lettera C a carattere gotico; riporta anche le lettere I ed O riferite probabilmente a Giovanni Corio capitano delle guardie di Galeazzo Maria Visconti ucciso nel dicembre 1476. Tale stemma è simile a quello riportato nella Basilica di Sant’Ambrogio in Milano.
Famiglia Corio
Linguaggio araldico: Troncato nel primo rosso, a leone nascente d’oro marassato nel secondo d’argento”.
Linguaggio corrente:stemma bipartito rosso nel primo campo, con un leone nascente e rampante; internamente bianco nel secondo campo
Le prime notizie storiche si hanno intorno al XVI secolo e riferiscono di un esponente della famiglia dei Conti Corio, più precisamente di Giovan Angelo Corio membro dei vicari di provvisione nonché capitano delle guardie di Galeazzo Maria Sforza e concessionario del sale per Milano e Bereguardo; lo stesso (Giovan Angelo) esercitava anche il controllo della navigazione sul naviglio con la richiesta di un dazio ed è probabilmente la vicinanza del Naviglio e la posizione strategica, che induce i Corio ad acquistare la Cascina Ronchetto.
Bernardino Corio, il più illustre personaggio della famiglia, nasce a Milano l’8 Marzo 1450 da Marco Corio conte di Turbino e da Elisabetta Borri trasferitasi a Milano presso la Corte Sforzesca. Erudito e storico presso la Corte ebbe l’incarico di sovrintendere alla custodia e allo studio degli archivi ducali. Inizia a scrivere nel 1485 la “Patria Historia”, una preziosa storia di Milano che contiene anche notizie sugli eventi verificatasi in Italia durante la Rinascenza.
Nel 1499 a seguito della sconfitta subita da Ludovico Sforza ad opera dei francesi, Bernardino abbandona la città e si ritira per dedicarsi ai suoi studi in una campagna nei pressi di Milano ed è probabile pertanto che si tratti proprio della Villa Corio-Durini-Beltrami.
Col Rinascimento la villa si arricchisce di nuovi ambienti e nuove decorazioni pittoriche; si tratta principalmente degli affreschi che decorano la Sala Picta.
Una grande sala forse precedentemente aperta sul giardino e arricchita da una fascia decorativa lungo la parte alta delle quattro pareti.
Eseguita in affresco e realizzata in monocromia, nelle varie tonalità di grigio, segno di una committenza colta e di gusto molto raffinato, raffigura una sequenza di amorini danzanti tra un susseguirsi di foglie di acanthus disposte a formare girali e intercalate dalle alte infiorescenze della stessa specie vegetale. La scelta dell’acanthus pur non essendo diffusa in Lombardia, è molto conosciuta nel mondo classico perché già presente nelle girali dei capitelli corinzi. Siamo dunque di fronte ad una grande sala decorata da devoti del corteggio di Venere, che stanno festeggiando un felice evento danzante in un trionfo di gusto rinascimentale. Possiamo dunque ipotizzare che si
trattasse di una prestigiosa camera nuziale.
Nella stessa decorazione sono presenti gli stemmi delle due famiglie nobili evidentemente unite tra loro da uno stretto vincolo di parentela e sono disposti alternativamente l’uno di fronte all’altro.
Sulla stessa facciata è murata una ceramica ispirata allo stile Della Robbia, raffigurante una Madonnina che si è rivelata dall’analisi dei materiale una terracotta finissima rivestita di smalto e probabilmente posta nella terza fase evolutiva della villa.
Un accesso è costituito dall’androne con volta a botte lunettata e affrescata tuttora esistente; affreschi datati tra la fine del ‘500 e gli inizi del ‘600.
L’altro, di cui rimane solamente un ricordo nel paramento murario, dava accesso alle campagne circostanti.
Ritroviamo riprodotti qui come nella Sala Pitta gli stemmi di famiglia.
I decori delle pareti rappresentano personaggi del mondo mitologico mentre le lunette sono ornate con delicate immagine di piante medicinali.
Nella seconda metà del seicento, le monache di Santa Maria della Valle vengono in possesso dell’immobile e di molte altre proprietà della famiglia per l’estinzione del casato Corio.
Intorno al 1644 si insedia a Milano la famiglia Durini, feudatari di Monza, che incominciano ad acquistare proprietà nel territorio.
Nel 1670 la famiglia Durini entra in possesso di estesi fondi agricoli fra Lorenteggio, Ronchetto e Robarello e intorno al 1865 anche dei feudi di proprietà della monache di Santa Maria della Valle tra le quali anche la Villa Corio.
Da questo momento inizia una nuova fase di ristrutturazione e ampliamento del fabbricato conferendo all’edificio l’attuale conformazione. Viene completata la corte centrale della Villa, chiusa la porta d’accesso verso le campagne e realizzato un ampio giardino d’impostazione
settecentesca.
Famiglia De Duritis – Durini
Linguaggio araldico:
“Al castello d’azzurro e merlato alla guelfa, aperto e finestrato del campo; alla bordura composta di azzurro ed aperto abbasso, sotto un campo d’oro, con aquila nera linguata di rosso.
Linguaggio corrente:
Castello Blu con due torri guelfe ed un’aquila sul fronte.
Nell’ottocento la proprietà viene acquisita dall’architetto, restauratore e Soprintendente Luca Beltrami (nonché costruttore del Castello Sforzesco) che interviene nel restauro della villa, arricchendola di elementi in stile rinascimentale lombardo.
D’interesse è infatti il portico della Villa che fronteggia l’aia dei rustici, composto da archi ribassati e sorretto da colonne binate in granito impreziosite da medaglioni in cotto raffiguranti soggetti religiosi e fedeli riproduzioni di quelli in pietra d’Angera della basilica di Santa Maria delle Grazie.
La sala disposta al centro di questo lato del fabbricato è impreziosita da un grande camino in pietra arenaria di datazione seicentesca mentre sulla parete destra si può ammirare un bassorilievo in pietra raffigurante la Risurrezione di Cristo.
Nel 1984 la società “Il Ronchetto” di proprietà della famiglia Beltrami-Gadola cede al Comune di Milano una quota del 50% pro- indiviso della proprietà.
Nel 1993 viene posto dalla Regione Lombardia il vincolo ambientale ex lege 1497\39 per la zona dei navigli e con D.M. 26-05-97 il Ministero dei Beni Culturali e Ambientali pone il vincolo di tutela ex lege 1089\39 sul complesso architettonico denominato “Villa Beltrami ed annessi”.
Nel 2006 la famiglia Casassa di Torino acquista l’intera proprietà e inizia l’opera di valorizzazione e restauro del complesso monumentale oggi denominata “Villa Durini al Ronchetto sul Naviglio”.